Post by Giorgio Pastore....
Post by posiChe le regole in generale siano importanti, sono in pochi a metterlo
in dubbio. Ma qui non parliamo di regole qualsiasi: quando si parla di
burocrazia, ci si riferisce ad un certo insieme di regole che
riguardano certificazioni, attestati, timbri, protocolli fatti proprio
per essere eseguiti minuziosamente, alla lettera.
Se la regola dice che una domanda va fatta in carda bollata e non in
carta semplice, c'è poco da discutere su quale sia il suo spirito.
Stiamo parlando di regole che a volte apparentemente sembrano andare
contro il buon senso. Del cittadino che, dopo la fila all'ennesimo
sportello, risponde esasperato "lo vede che sono vivo qui davanti a
lei e le sto parlando: a cosa le serve che le porti il certificato di
esistenza in vita?", come se l'intero e complesso apparato
amministrativo fosse impersonato dal quel povero passacarte dietro
allo sportello che prende spregiativamente il nome di "burocrate".
Post by Giorgio PastoreSe uno osserva che ci sono norme sulle generalità da utilizzare in
certe procedure burocratiche, p.es. se richieste da un agente di polizia,
Ma guarda che nessuno chiama "burocrazia" le richieste di un agente di
polizia.
La burocrazia è quella del professore che chiede il libretto
universitario allo studente prima verbalizzare l'esame.
Ma, se non lo facesse, chiunque si farebbe fare l'esame di diritto dal
cugino avvocato.
Stai scrivendo cose corrette ma stai appiattendo tutto sulla questione
burocratica.
Non è che io stia appiattendo tutto sulla questione burocratica, sei tu
che vedi la burocrazia come un dente doloroso da togliere il prima
possibile e non pensarci più, mentre io cerco di mostrarti che, piaccia
o no, la burocrazia è parte integrante del nostro vivere in società ed è
necessario imparare ad accettarla come componente della quotidianità.
Mentre l'azione di verifica dell'identità può essere tutta
Post by Giorgio Pastorel'azione (caso dell'identificazione da parte di un agenete di polizia) o
una parte importante (caso della verifica dell' identità in un cocorso o
un esame in cui il candidato sia ignoto a tutti i membri della
commissione), nel caso in questione, rilevante in questo NG, la parte
burocratica è stata già espletata i) al livello di iscrizione e ii) al
momento in cui sia stata registrata una decisione ufficiale della scuola
di accettare la corrispondenza tra le generalità anagrafiche e l'alias.
Ti piacerebbe...
Io ho fatto l'esempio del professore universitario, ma non è che col
professore scolastico cambi moltissimo. L'unica cosa che cambia è che è
molto meno probabile che l'alunno voglia falsificare l'identità.
Quando ti trovi con due o tre classi nuove, non ci credo che fin dal
primo giorno sei in grado di riconoscere tutti gli studenti e capire se
quando fai l'appello sta rispondendo realmente la persona che chiami.
Posso credere, questo sì, che comunque tu non chieda documenti. Ma non
perché non ce ne sia bisogno. Non li chiedi perché farlo sarebbe
scomodo, lungo, e alla fine chi se ne importa: scegli di fidarti e te ne
assumi la responsabilità. Così come, non di rado, il professore
universitario verbalizza senza guardare il libretto.
Alla fine, di solito, tutto funziona regolarmente anche se i controlli
"burocratici" sull'identità non si fanno. Ma funziona perché,
potenzialmente, quei controlli potrebbero essere fatti. Il solo rischio
di essere scoperti e subire conseguenze penali permette di dissuadere
eventuali truffatori.
Ma nel momento in cui tu vai a togliere quella possibilità, anche solo
teorica, nel momento in cui basta dire "sono transgender" per esimersi
dal dover mostrare la propria vera identità, si crea un problema.
Post by Giorgio PastorePretendere che non sia possibile farlo invocando l'analogia con la
declinazione delle generalità ad un agente di polizia è senza una base
razionale.
La base razionale c'è.
Semmai potrai obiettare che, di fatto, è decisamente improbabile che
furti di identità avvengano in età scolastica. Ma quello è un altro
discorso.
Post by Giorgio Pastore....
Post by posiMa i contesti in cui si usano i soprannomi sono quelli in cui si vuole
essere considerati per ciò che si dice o si scrive, non per chi si è.
Questa è l'essenza del soprannome.
Anche dei diminutivi. Hai da obiettare all' uso dei diminutivi nel caso
della scuola di infanzia? E risalire dal diminutivo alle generalità
anagrafiche può essere impossibile (come si chiama veramente la bambina
Lina?).
La scuola dell'infanzia non è un diritto-dovere.
E' la scuola dell'obbligo che segna il vero ingresso del bambino nel
mondo della società, e non di rado è proprio in questa occasione che la
stessa Lina viene a sapere qual è il suo vero nome.
Dopo di che, la maestra, se vuole, la potrà continuare comunque a
chiamare Lina.
Ma il discorso "non deve interessarti il mio vero nome, tu chiamami xyz"
a scuola semplicemente non è applicabile. Può essere applicabile quando
fai un'ordinazione al bar, o quando prenoti un tavolo al ristorante. Non
a scuola.
Post by Giorgio PastorePost by posiViceversa, quando si è parte attiva in una società in quanto
cittadino, e si stanno assolvendo i propri doveri o usufruendo dei
propri diritti, allora l'identità diventa importante: se ti presenti
dal notaio per acquisire il patrimonio di cui hai diritto, è perché
sei l'erede, non perché hai detto cose belle e simpatiche. E' questo
il motivo per cui il notaio ti chiede il documento e io no. Lo stesso
vale quando vai a votare e presenti la tessera elettorale.
La scuola è per molti la prima occasione di partecipazione alla società.
Quindi stai sostenendo che la vita sociale è fatta solo da fiirme di
contratti ed aaltri passi formali?
Innanzi tutto non ho affatto detto "solo". Ho detto "anche".
E poi non ho parlato di "vita sociale" ma di "società" cioè di
un'organizzazione strutturata, basata su diritti e doveri.
La vita sociale può essere anche semplicemente uscire con gli amici e
andare al cinema, e in quei contesti puoi farti chiamare come vuoi.
Visione un po' appiattente se
Post by Giorgio Pastoreriferita allaa vita scolastica. Ma non mi meraviglio della posizione. In
altre epoche la cuola era equiparata ad una caserma. Evidentemente
quell' impostazione ha lasciato il segno.
Non è che in quelle epoche ci fosse più burocrazia di quanta ce ne sia
adesso, anzi, semmai è il contrario: molto era lasciato all'arbitrio
dell'insegnante. L'idea che il voto del professore sia insindacabile
(un'idea che la burocrazia attuale, con le sue griglie di valutazione e
"scartoffie" varie, cerca di scardinare), risale proprio a quell'epoca.
Quindi il tuo tentativo di una reductio ad hitlerum è un po' debole.
Post by Giorgio PastorePost by posinon so quale sia la posizione di Gennaro, ma ti posso dire
tranquillamente la mia: secondo me il sesso propriamente detto, nella
specie umana, è immutabile. La cosiddetta "collocazione di genere",
invece, altro non è un insieme di stereotipi allo stato puro. Quindi
questa sì, è mutevole, ma talmente mutevole, vaga e indefinibile che
la stessa distinzione tra "cisgender" e "transgender" è priva di
senso. Se proprio dobbiamo dare delle etichette, possiamo benissimo
concludere che siamo tutti genderfluid non binary e buona notte.
Ma ammesso che qualcuno non lo sia, spiegami che cosa caspita glie ne
dovrebbe fregare al professore, o al notaio o al fruttivendolo.
Anche il color dei capelli è un fenotipo ben determinato (e peraltro
riportato nella carta di identità). Posto che ci sia stata
un'identificazione della persone, che gliene frega al professore o al
notaio o al fruttivendolo se uno coi capelli neri si sente più a suo
agio tagliandoli a zero o colorandoli di biondo, fucsia o altro?
Dei capelli? Direi assolutamente niente.
E altrettanto vale per la collocazione di genere.
Dell'identità di cittadino, invece, un bel po'. E' questo il punto. Alla
segreteria, tanto quanto alla portineria, che non può certo fare entrare
a scuola chiunque passi per strada, e al professore che non può fare
entrare alunni di altre classi. Ognuno ha la sua fetta di
responsabilità, e se pensi che tutta la questione burocratica
sull'identità sia risolta una volta per tutte dalla segreteria e non
riguarda il professore, ti illudi.
E
Post by Giorgio Pastoreinfatti nessun contratto è stato mai annullato per difformità del colore
dei capelli. La collocazione di genere non è molto diversa. Ma siccome
va a toccare una sfera sensibile per molti, suscita maggiori reazioni.
E prima che mi fai l'obiezione ovvia, stiamo parlando di qualcosa che
non si fa con la stessa facilità del colorarsi i capelli ma che passa
per procedure ufficiali codificate (e burocratizzate).
Non so quale sarebbe l'obiezione ovvia a cui ti riferisci, né a cosa ti
riferisci esattamente quando dici di una cosa che si possa fare o non
fare con facilità.
Se parli di operazioni di chirurgia plastica, sono possibili solo dopo i
18 anni.
Comunque non vedo che cosa c'entri la facilità.
Post by Giorgio PastorePer chiarire fino in fondo il mio pensiero, io non ho elementi per
sostenere che le carriere alias siano o no una cosa buona. Però trovo
scorretto che qualcosa che dove è stata implementata è passata per un
analisi delle molte sfaccettature del problema per quanto riguarda le
finalità della scuola, sia banalizzata ad un "occorre osservare le
regole". Frase apparentemente oggettiva ma realmente ipocrita.
Rilevare possibili incoerenze con regole che di certo non sono campate
per aria è qualcosa che rientra nell'analisi delle molte sfaccettature
del problema.
Post by Giorgio PastoreQuindi, se tu o Gennaro avete argomenti "contro", basati su motivi
psico-pedagogici, sono disposto ad analizzarli, discutere e anche
modificare il mio punto di vista. Se le motivazion sono di altro tipo,
prendo atto della differenza di punti di vista e li rispetto, ma non
posso accettare che siano vendute come verità assolute.
I motivi esposti sono di natura "burocratica", e la burocrazia non è
un'opinione, ma, al contrario, serve proprio a sgomberare il campo da
questioni di opinione.
Per quanto mi riguarda, ti posso anche dare, senza alcuna ipocrisia, dei
motivi psico-pedagogici. A mio parere, è fortemente diseducativo
abituare il bambino a confondere l'apparenza e le impressioni personali
con la realtà dei fatti. Non che è mettendoti le ali diventi un'aquila,
né a forza di strisciare per terra diventi un serpente, né facendo una
vaginoplastica diventi una donna, perché essere donna è qualcosa di
molto più complesso e profondo che avere qualcosa che sembri una vagina.
E se sei maschio ma ti piace giocare con le bambole, non vuol dire che
hai un'indole femminile e presto dovrai iniziare un percorso di
transizione di genere, ma vuol dire semplicemente che sei un maschio a
cui piace giocare con le bambole.