FF68
2009-06-02 15:49:46 UTC
Augias copia come Galimberti e Mancuso allibisce
Viviamo in un Paese di «copisti»?
di Gianni Gennari
Tratto da Avvenire del 22 maggio 2009
Ieri titolone di due pagine su 'Libero'(34/35) e strillo mirato:
«Copia e incolla. Augias passa da Repubblica a ripubblica»!
Quattro foto, una grande con Augias e Mancuso, autori di Disputa su
Dio e dintorni, grande box con testi a fronte e tre pezzi di Miska
Ruggeri e Francesco Borgonovo con denuncia: a p. 249 del libro Augias
«trascrive interi brani» da p.14 del saggio del biologo di Harvard
Edward Osborne Wilson, La creazione: un appello per salvare la vita
sulla terra (Adelphi, 2006), ma non cita la fonte. Poi a p. 35 parla
il professor Flavio De Florian (Università di Trento) che ha scoperto
l'inghippo e ne ha informato l'editore e i due autori. A lui Augias
ha detto che non conosceva l'opera di Wilson, ma 'la spiegazione'
era semplice: aveva 'pescato in Internet' da fonti anonime, che perciò
non poteva citare.
Ciò spiega anche il fatto che il libro di Wilson non è citato nella
bibliografia, dove c'è spazio perfino per Eugenio Scalfari Elementare
e sdrammatizzante? Sì, ma non per Mancuso -dice De Florian -che
invece conosceva Wilson e la sua opera, ma ora si dice «amareggiato e
completamente sbalordito»: non pensava mai possibile un simile plagio,
soprattutto «nelle conclusioni del libro, dove Augias parla in prima
persona e parla di se stesso». Chiaro? Sì, e ovviamente i commenti sono
liberi. Il mio è che sono cose umane, del resto già capitate a
'Repubblica': l'anno scorso il 'filosofo' ufficiale Umberto Galimberti
fu accusato di plagio nei confronti di ben quattro autori e in qualche
modo riconobbe il fatto quasi con ragioni simili a quelle di Augias.
Internet e il computer - cito Giovanni Paolo II - hanno cambiato 'la
nostra vita'..Possono aver cambiato anche l'attribuzione inconsapevole
di qualche testo autorevole. Ovviamente anche Augias sarà un po'
imbarazzato. I lettori di 'Avvenire' sanno che nella rubrica consueta
non sono tenero nei suoi confronti, e i rimproveri non riguardano
ragionamenti o testi altrui, ma proprio i suoi. Anche qui i testi di
Wilson sono fatti propri da Augias in prima persona, e sono conclusivi
del discorso su Dio: Wilson/Augias dunque concede a Mancuso, con le
parole di Wilson a un 'pastore' evangelico, «la gloria di una
invisibile divinità...il credo in un Dio fatto uomo», ma afferma solenne
che «la verità è che paradiso e inferno li creiamo noi», e perentorio
rivendica a sé «il credo nel fuoco di Prometeo nel faticosissimo
cammino che porta a 'virtute e canoscenza'». Che dire? Certo,
il fenomeno del 'plagio', che attribuisce a sé testi di autore
nascosto, segna la storia della letteratura. Giovanbattista Marino
ha scritto di far poesia «con il rampino»,cioè afferrando testi altrui.
Si discute anche sui possibili autori, tra cui un'autrice, di interi
brani di Shakespeare e pare che molta produzione del 'Vate', Gabriele
D'Annunzio, aveva altre fonti originali. Cose di questo mondo.
Purtroppo. C'è da indignarsi. O forse c'è da sorridere. Viviamo in un
Paese di copisti.
Viviamo in un Paese di «copisti»?
di Gianni Gennari
Tratto da Avvenire del 22 maggio 2009
Ieri titolone di due pagine su 'Libero'(34/35) e strillo mirato:
«Copia e incolla. Augias passa da Repubblica a ripubblica»!
Quattro foto, una grande con Augias e Mancuso, autori di Disputa su
Dio e dintorni, grande box con testi a fronte e tre pezzi di Miska
Ruggeri e Francesco Borgonovo con denuncia: a p. 249 del libro Augias
«trascrive interi brani» da p.14 del saggio del biologo di Harvard
Edward Osborne Wilson, La creazione: un appello per salvare la vita
sulla terra (Adelphi, 2006), ma non cita la fonte. Poi a p. 35 parla
il professor Flavio De Florian (Università di Trento) che ha scoperto
l'inghippo e ne ha informato l'editore e i due autori. A lui Augias
ha detto che non conosceva l'opera di Wilson, ma 'la spiegazione'
era semplice: aveva 'pescato in Internet' da fonti anonime, che perciò
non poteva citare.
Ciò spiega anche il fatto che il libro di Wilson non è citato nella
bibliografia, dove c'è spazio perfino per Eugenio Scalfari Elementare
e sdrammatizzante? Sì, ma non per Mancuso -dice De Florian -che
invece conosceva Wilson e la sua opera, ma ora si dice «amareggiato e
completamente sbalordito»: non pensava mai possibile un simile plagio,
soprattutto «nelle conclusioni del libro, dove Augias parla in prima
persona e parla di se stesso». Chiaro? Sì, e ovviamente i commenti sono
liberi. Il mio è che sono cose umane, del resto già capitate a
'Repubblica': l'anno scorso il 'filosofo' ufficiale Umberto Galimberti
fu accusato di plagio nei confronti di ben quattro autori e in qualche
modo riconobbe il fatto quasi con ragioni simili a quelle di Augias.
Internet e il computer - cito Giovanni Paolo II - hanno cambiato 'la
nostra vita'..Possono aver cambiato anche l'attribuzione inconsapevole
di qualche testo autorevole. Ovviamente anche Augias sarà un po'
imbarazzato. I lettori di 'Avvenire' sanno che nella rubrica consueta
non sono tenero nei suoi confronti, e i rimproveri non riguardano
ragionamenti o testi altrui, ma proprio i suoi. Anche qui i testi di
Wilson sono fatti propri da Augias in prima persona, e sono conclusivi
del discorso su Dio: Wilson/Augias dunque concede a Mancuso, con le
parole di Wilson a un 'pastore' evangelico, «la gloria di una
invisibile divinità...il credo in un Dio fatto uomo», ma afferma solenne
che «la verità è che paradiso e inferno li creiamo noi», e perentorio
rivendica a sé «il credo nel fuoco di Prometeo nel faticosissimo
cammino che porta a 'virtute e canoscenza'». Che dire? Certo,
il fenomeno del 'plagio', che attribuisce a sé testi di autore
nascosto, segna la storia della letteratura. Giovanbattista Marino
ha scritto di far poesia «con il rampino»,cioè afferrando testi altrui.
Si discute anche sui possibili autori, tra cui un'autrice, di interi
brani di Shakespeare e pare che molta produzione del 'Vate', Gabriele
D'Annunzio, aveva altre fonti originali. Cose di questo mondo.
Purtroppo. C'è da indignarsi. O forse c'è da sorridere. Viviamo in un
Paese di copisti.
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questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
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