Paragallo
2003-11-23 16:06:42 UTC
La pedagogia e' una scienza (o una tecnica) razionalizzabile e quindi
oggetto di studio e di osservazione.
Ma la sua applicazione dipende da attitudini individuali (empatia,
comunicativa, stile, passione, polso...) che non vedo come possano essere
imposte laddove non esiste una predisposizione naturale.
Nonostante abbia studiato tra gli anni Settanta ed Ottanta, in una
contrapposizione assoluta tra le nostre attese di studenti e l'offerta dei
nostri insegnanti che avevano 15/30 anni piu' di noi ed una formazione ultra
classica, ho avuto diversi professori che portando avanti programmi
*rigorosamente nozionistici* e mantenendo un'assoluta autonomia d'insegnanti
"ancient regime", hanno nondimeno saputo entrare in sintonia quasi perfetta
con noi, sono riusciti a trasmettere interesse, e in qualche caso vera
passione, per la loro materia. Assieme allo studio mnemonico di pezzi della
divina commedia o dei sepolcri di foscolo, della storia e della geografia,
del latino e della fisica, sono riusciti in maniera esemplare a trasferire
in tutti noi (pur con esiti di profitto e di voto diversi) quel senso
critico che viene oggi richiesto in alternativa (?) al mero nozionismo. E
tutti, pur con gradualita' diversa, abbiamo avuto la possibilita' di
imparare a parlare, scrivere e far di conto in maniera decente (che non
guasta).
Insegnare qualcosa a qualcuno che impara e' stato l'oggetto della
transazione, la loro attitudine (innata, probabilmente migliorata dallo
studio della pedagogia, ma sicuramente non condizionata dal programma che
anzi imponeva un metodo tradizionale) ha completato lo scambio rendendolo
efficace e duraturo.
Certo tra i tanti professori che ho avuto ce ne sono stati alcuni che si
sono limitati a guadagnarsi lo stipendio leggendo appunti dalla loro
cattedra producendo orchiti a chi non riusciva a trovarsi una attivita' piu'
proficua nell'ultimo banco (tipo copiarsi i compiti per l'ora dopo o
leggersi il giornale). Ce ne sono stati di cosi' timidi da farci comportare
in maniera tanto maleducata da provarne, oggi, vergogna. Ce ne sono stati di
cosi' antipatici e burberi che saranno sicuramente morti d'ulcera. Di cosi'
disonesti che riuscivano scientificamente ad ammalarsi ad ogni ponte non
ufficiale che il calendario regalava di anno in anno.
A parte il fatto che di questi non ricordo ne' il nome ne' il volto (mentre
dei primi, anche di quelli che mi hanno rovinato l'estate facendomi studiare
per gli esami di riparazione, conservo un ricordo ed una stima vivissimi)
non credo che l'aggiornamento del programma in chiave pedagogica abbia
potuto migliorare minimamente la loro capacita' didattica. Probabilmente,
anzi, ha peggiorato le cose fornendo loro un alibi per insegnare ancora
peggio, aumentando la loro frustazione.
Allo stesso modo sto verificando con la scuola di mia figlia che
"l'ubriacatura pedagogista" non offre alcun valore aggiunto ai docenti che
sanno gia' trasmettere qualcosa di piu' oltre alle semplici nozioni.
Per discuterne.
Par.Par.
oggetto di studio e di osservazione.
Ma la sua applicazione dipende da attitudini individuali (empatia,
comunicativa, stile, passione, polso...) che non vedo come possano essere
imposte laddove non esiste una predisposizione naturale.
Nonostante abbia studiato tra gli anni Settanta ed Ottanta, in una
contrapposizione assoluta tra le nostre attese di studenti e l'offerta dei
nostri insegnanti che avevano 15/30 anni piu' di noi ed una formazione ultra
classica, ho avuto diversi professori che portando avanti programmi
*rigorosamente nozionistici* e mantenendo un'assoluta autonomia d'insegnanti
"ancient regime", hanno nondimeno saputo entrare in sintonia quasi perfetta
con noi, sono riusciti a trasmettere interesse, e in qualche caso vera
passione, per la loro materia. Assieme allo studio mnemonico di pezzi della
divina commedia o dei sepolcri di foscolo, della storia e della geografia,
del latino e della fisica, sono riusciti in maniera esemplare a trasferire
in tutti noi (pur con esiti di profitto e di voto diversi) quel senso
critico che viene oggi richiesto in alternativa (?) al mero nozionismo. E
tutti, pur con gradualita' diversa, abbiamo avuto la possibilita' di
imparare a parlare, scrivere e far di conto in maniera decente (che non
guasta).
Insegnare qualcosa a qualcuno che impara e' stato l'oggetto della
transazione, la loro attitudine (innata, probabilmente migliorata dallo
studio della pedagogia, ma sicuramente non condizionata dal programma che
anzi imponeva un metodo tradizionale) ha completato lo scambio rendendolo
efficace e duraturo.
Certo tra i tanti professori che ho avuto ce ne sono stati alcuni che si
sono limitati a guadagnarsi lo stipendio leggendo appunti dalla loro
cattedra producendo orchiti a chi non riusciva a trovarsi una attivita' piu'
proficua nell'ultimo banco (tipo copiarsi i compiti per l'ora dopo o
leggersi il giornale). Ce ne sono stati di cosi' timidi da farci comportare
in maniera tanto maleducata da provarne, oggi, vergogna. Ce ne sono stati di
cosi' antipatici e burberi che saranno sicuramente morti d'ulcera. Di cosi'
disonesti che riuscivano scientificamente ad ammalarsi ad ogni ponte non
ufficiale che il calendario regalava di anno in anno.
A parte il fatto che di questi non ricordo ne' il nome ne' il volto (mentre
dei primi, anche di quelli che mi hanno rovinato l'estate facendomi studiare
per gli esami di riparazione, conservo un ricordo ed una stima vivissimi)
non credo che l'aggiornamento del programma in chiave pedagogica abbia
potuto migliorare minimamente la loro capacita' didattica. Probabilmente,
anzi, ha peggiorato le cose fornendo loro un alibi per insegnare ancora
peggio, aumentando la loro frustazione.
Allo stesso modo sto verificando con la scuola di mia figlia che
"l'ubriacatura pedagogista" non offre alcun valore aggiunto ai docenti che
sanno gia' trasmettere qualcosa di piu' oltre alle semplici nozioni.
Per discuterne.
Par.Par.