GiuseppeDini
2007-02-23 09:45:22 UTC
Voglio raccontarvi la mia prima esperienza come insegnante per capire
se quello che mi sta capitando è normale.
Sono un ingegnere, frequento il primo anno della SSIS nella classe
A020 e nel frattempo grazie ad una lettera di incarico ho ottenuto un
lavoro in una scuola di una provincia vicina a quella in cui seguo la
SSIS.
A differenza di alcuni miei colleghi ingegneri che considerano
l'impiego come insegnante semplicemente l'opportunità di avere uno
stipendio sicuro, a me contribuire alla formazione dei ragazzi
appassiona.
Ammesso che qualcuno questa passione non me la faccia passare
subito...
Il primo impatto nelle due terze dell'ITIS in cui insegno è stato
quello di persone indisciplinate e poco interessate ad imparare.
Ma questo forse un po' me lo aspettavo.
In una classe ho risolto quasi del tutto i problemi di disciplina
praticamente da subito: dopo qualche giorno con una certa fermezza ho
messo una nota disciplinare ad un ragazzo che dava fastidio e la
classe ha reagito con un silenzio tipico delle situazioni in cui i
ragazzi iniziano a capire che si fa sul serio.
Nella seconda classe le cose sono andate un po' diversamente.
Ho pensato di ripetere l'esperienza dell'altra classe, ma non è
servita a niente, anzi forse ha peggiorato le cose.
La cosa che mi stupisce in questi ragazzi e che non ammettono proprio
mai di avere sbagliato nemmeno quando li cogli con le mani nella
marmellata.
Dimostrano un'immaturità disarmante!
Dopo due o tre note che non hanno sorbito l'effetto desiderato ho
riflettuto per cercare di capire che cosa non funzionasse.
Ho pensato che forse loro non si ritengono responsabili perchè hanno
l'impressione che io peschi nel mucchio il primo che capita con
criteri che non reputano equi.
Ho deciso allora di cambiare sistema: dare una nota alle persone che
venivano precedentemente ammonite. In questo modo ho pensato
"capiranno che chi è stato punito lo merita perchè la nota deriva da
episodi ripetuti".
Ho avvistato alcuni ragazzi che al successivo episodio di indisciplina
sarebbero stati puniti.
Ad uno di essi ad un certo punto si è rotta una penna e nel cercare di
ripararla si alzato senza permesso per raccogliere tutti i pezzi che
praticamente erano finiti vicino alla cattedra.
Gli ho detto di metterla a posto con la mia penna sul registro pronto
a mettergli una nota, ma lui guardandomi con superficialità (e forse
con un atteggiamento di sfida) ha continuato a maneggiare la penna
fino a far saltare nuovamente mille pezzi in tutte le direzioni.
A quel punto gli ho dato la nota.
È successo un pandemonio!
Questo ragazzo ha protestato come se avesse subito la più grande delle
ingiustizie e ad un certo punto ha minacciato che avrebbe protestato
con qualcuno per quello che gli avevo fatto ingiustamente.
A mia volta mi sono arrabbiato molto perchè questa minaccia mi
sembrava paradossale e nella scuola che ho frequentato io (vent'anni
fa) sarebbe stata assurda: l'alunno che minaccia di prendere
provvedimenti nei confronti dell'insegnante.
Nei giorni seguenti ho avuto proprio la sensazione che si sia
lamentato con tutti gli insegnanti con cui ha potuto farlo e forse
anche con la direttrice scolastica.
Quest'ultima mi convoca nel suo ufficio e, senza entrare nel merito di
quell'ultima nota, mi rimprovera per le troppe note che "casualmente"
lei leggeva sul registro.
La colpa era mia perchè non riuscivo a tenere la disciplina in classe
e anche perchè le mie lezioni non erano abbastanza interessanti da
richiamare l'attenzione dei ragazzi.
Mi ha detto di cambiare metodo e di interrogare quelli che davano
fastidio.
Il consiglio probabilmente non era neppure sbagliato, ma in una scuola
che funziona forse la direzione dovrebbe riprendere prima gli alunni e
poi docenti.
Inoltre il messaggio che arrivava ai ragazzi di un docente ripreso
(che loro hanno percepito in qualche modo) non mi aiutava di certo a
migliorare la situazione.
Successivamente durante gli scrutini alcuni insegnanti facevano
osservare che non bisognava tenere conto della nota data a quel
ragazzo "perchè diceva di averla subita ingiustamente".
Evidentemente gran parte della classe aveva protestato per
l'ingiustizia delle mie note durante le ore di colleghi insegnanti.
Inoltre tanti segnali mi inducono a credere che alla mie spalle, senza
che nessuno mi abbia chiesto di raccontare la mia versione, sia
scoppiata una mezza rivoluzione.
In ogni caso la situazione della disciplina in classe è migliorata
dopo quell'episodio. Diciamo che i problemi si sono risolti di un 50%.
Forse perchè si sono spaventati dopo che mi ero arrabbiato dopo le
minacce di quel ragazzo, forse perchè dopo aver protestato con tutti
volevano dimostrare a se stessi di avere ragione, o forse perchè
qualcuno (sempre a mia insaputa) ha fatto loro qualche discorsetto.
La situazione, divenuta più sostenibile, è andata avanti per un po'
così, anche se dentro di me pensavo che volevo risolvere il problema
completamente: cioè volevo riportare il livello di disciplina ad una
situazione paragonabile a quella che dimostrano con i docenti di
ruolo.
Nell'altra classe nel frattempo ho minacciato di mettere una nota a
chi non tornava in aula in tempo dopo la pausa, perchè alcuni
tornavano anche cinque minuti dopo.
Ho risolto subito il problema.
Questo mi ha portato a pensare che forse la soluzione per migliorare
ulteriormente la situazione nella classe più indisciplinata fosse
quella di dare regole chiare e semplici e di punire chiunque non le
rispettasse.
Ho pensato: "se la regola è uguale per tutti e viene applicata sempre
senza eccezioni, nessuno si lamenterà".
Poiché c'erano alcuni che durante le ore di lezione lanciavano oggetti
tra di loro o gettavano carte nel cestino, ho minacciato di punire
chiunque l'avesse fatto.
Nei giorni successivi ho messo due o tre note tra le varie proteste,
ma l'ultimo mi ha minacciato di andare con lui dalla preside per farsi
togliere la nota.
Evidentemente la situazione che si era creata precedentemente nei miei
confronti era peggiore di quanto credessi e il messaggio che la
direzione e gli altri insegnanti avevano in qualche modo comunicato ai
ragazzi era preoccupante, mi aveva tolto ogni autorità in fatto di
procedimenti disciplinari.
Nella scuola che io ricordo e che funzionava se un ragazzo si fosse
permesso di andare dal preside insieme ad un insegnante minimo sarebbe
stato sospeso, ma in questa...
Comunque ho cercato di cambiare discorso per non andare dalla preside
perchè la situazione mi puzzava un po'.
Inoltre nella classe si era creato un clima da ammutinamento, che mi
spiazzava.
Stamattina sono tornato in quella classe dopo alcuni giorni (la scuola
era chiusa lunedì e martedì) ed ero quasi sicuro di essere convocato
dalla direttrice.
Ma per fortuna questo non è successo.
Inoltre, la classe era stranamente disciplinata...
Finita la giornata a scuola nel pomeriggio c'era il collegio dei
docenti.
Quasi da subito la dirigente ha parlato della situazione delle note
disciplinari, ha detto che secondo lei non servono e ha mostrato i
grafici delle note nelle varie classi.
Nel biennio c'era una prima che superava le altre per numero di note,
nel triennio svettava la mia classe più indisciplinata e al secondo
c'era l'altra (ma io non avevo contribuito alle note in quella
classe).
Vedendo quel grafico ho capito subito dove voleva arrivare e perchè
non mi aveva convocato la mattina...
Davanti all'intero collegio di più di cento insegnanti ha detto: "io
conosco la persona che ha messo molte note in questa classe perchè
leggo la firma sul registro" e poi ha aggiunto, secondo me con un
tocco di disprezzo: "quando riesco a decifrarla, la firma".
Vorrei fare un confronto tra le varie firme sul registro e vedere
quante sono più leggibili della mia!
Poi ha continuato: "alcune sono ridicole e meriterebbero di essere
scritte sul giornalino della scuola".
Forse ci sono stati anche altri insulti velati, che per fortuna devo
aver rimosso.
Tra l'altro ad un certo punto mentre alcuni insegnanti chiacchieravano
successivamente, ha guardato nella mia direzione è detto: "capisco che
queste cose non vi interessano, ma vi prego non dare fastidio". Non
credo di essere paranoico, ma mi sembrava proprio che guardasse me!
Mi sembra che ormai mi abbia preso di mira.
Alla fine del collegio ho parlato con il rappresentante sindacale, che
tra l'altro è l'ITP che lavora con me, e gli ho detto che mi aveva
umiliato pubblicamente e volevo sapere se potevo fare qualcosa.
Ha cercato di sdrammatizzare, mi ha messo una mano sulla spalla
scherzando (non mi aveva mai toccato prima): "dai sei giovane, non
pensarci più! Fai passare qualche giorno vedi che ti calmi. Lo fa
anche con altri...".
Ma io che lo faccia con gli altri a quel livello non credo proprio.
Adesso non so cosa fare vorrei reagire, ma cosa posso fare?
Mi conviene mettermela ancora più contro? E poi non ho tempo...
Sono convinto che qualche errore l'ho fatto, perchè io a differenza
della dirigente mi interrogo sui miei errori per non farne più.
Per avere a che fare con adolescenti bisogna adoperare una sottile
psicologia che io conoscevo solo in parte e che sto imparando molto in
fretta (viste le esperienze forti).
Forse se avessi saputo interpretare alcuni segnali che mi comunicavano
i ragazzi le cose sarebbero andate diversamente.
Ma che colpa ne ho se sto iniziando ad insegnare solo adesso? Qualcuno
mi darà la possibilità di impararle queste cose? Inoltre ho iniziato
ad insegnare a dicembre e prima di me c'erano stati altri due
insegnanti. Potete immaginare l'accoglienza.
D'altro canto il comportamento della dirigente scolastica è
vergognoso, secondo me, e lei non ha le mie attenuanti.
Inoltre vedendo tutte quelle note avrebbe dovuto intervenire dalla mia
parte per risolvere il problema che era nell'indisciplina dei ragazzi
non in chi li puniva.
Mi fa rabbia il fatto che sia stato imbastito un maxiprocesso alle mie
spalle e io non ho avuto modo con nessuno di difendermi, di spiegare
la mia versione.
Eppure io era la persona adulta. Si è dato più credito ad un gruppo
adolescenti che dimostrano immaturità ad ogni azione che compiono che
a me. E questo solo perchè erano compatti.
E perchè ormai sono i clienti e il cliente si sa, ha sempre ragione...
Aveva ragione mia madre che diceva dopo il primo episodio: "ma chi te
lo fa fare, fregatene! Prenditi lo stipendio e mandali tutti a quel
paese!".
se quello che mi sta capitando è normale.
Sono un ingegnere, frequento il primo anno della SSIS nella classe
A020 e nel frattempo grazie ad una lettera di incarico ho ottenuto un
lavoro in una scuola di una provincia vicina a quella in cui seguo la
SSIS.
A differenza di alcuni miei colleghi ingegneri che considerano
l'impiego come insegnante semplicemente l'opportunità di avere uno
stipendio sicuro, a me contribuire alla formazione dei ragazzi
appassiona.
Ammesso che qualcuno questa passione non me la faccia passare
subito...
Il primo impatto nelle due terze dell'ITIS in cui insegno è stato
quello di persone indisciplinate e poco interessate ad imparare.
Ma questo forse un po' me lo aspettavo.
In una classe ho risolto quasi del tutto i problemi di disciplina
praticamente da subito: dopo qualche giorno con una certa fermezza ho
messo una nota disciplinare ad un ragazzo che dava fastidio e la
classe ha reagito con un silenzio tipico delle situazioni in cui i
ragazzi iniziano a capire che si fa sul serio.
Nella seconda classe le cose sono andate un po' diversamente.
Ho pensato di ripetere l'esperienza dell'altra classe, ma non è
servita a niente, anzi forse ha peggiorato le cose.
La cosa che mi stupisce in questi ragazzi e che non ammettono proprio
mai di avere sbagliato nemmeno quando li cogli con le mani nella
marmellata.
Dimostrano un'immaturità disarmante!
Dopo due o tre note che non hanno sorbito l'effetto desiderato ho
riflettuto per cercare di capire che cosa non funzionasse.
Ho pensato che forse loro non si ritengono responsabili perchè hanno
l'impressione che io peschi nel mucchio il primo che capita con
criteri che non reputano equi.
Ho deciso allora di cambiare sistema: dare una nota alle persone che
venivano precedentemente ammonite. In questo modo ho pensato
"capiranno che chi è stato punito lo merita perchè la nota deriva da
episodi ripetuti".
Ho avvistato alcuni ragazzi che al successivo episodio di indisciplina
sarebbero stati puniti.
Ad uno di essi ad un certo punto si è rotta una penna e nel cercare di
ripararla si alzato senza permesso per raccogliere tutti i pezzi che
praticamente erano finiti vicino alla cattedra.
Gli ho detto di metterla a posto con la mia penna sul registro pronto
a mettergli una nota, ma lui guardandomi con superficialità (e forse
con un atteggiamento di sfida) ha continuato a maneggiare la penna
fino a far saltare nuovamente mille pezzi in tutte le direzioni.
A quel punto gli ho dato la nota.
È successo un pandemonio!
Questo ragazzo ha protestato come se avesse subito la più grande delle
ingiustizie e ad un certo punto ha minacciato che avrebbe protestato
con qualcuno per quello che gli avevo fatto ingiustamente.
A mia volta mi sono arrabbiato molto perchè questa minaccia mi
sembrava paradossale e nella scuola che ho frequentato io (vent'anni
fa) sarebbe stata assurda: l'alunno che minaccia di prendere
provvedimenti nei confronti dell'insegnante.
Nei giorni seguenti ho avuto proprio la sensazione che si sia
lamentato con tutti gli insegnanti con cui ha potuto farlo e forse
anche con la direttrice scolastica.
Quest'ultima mi convoca nel suo ufficio e, senza entrare nel merito di
quell'ultima nota, mi rimprovera per le troppe note che "casualmente"
lei leggeva sul registro.
La colpa era mia perchè non riuscivo a tenere la disciplina in classe
e anche perchè le mie lezioni non erano abbastanza interessanti da
richiamare l'attenzione dei ragazzi.
Mi ha detto di cambiare metodo e di interrogare quelli che davano
fastidio.
Il consiglio probabilmente non era neppure sbagliato, ma in una scuola
che funziona forse la direzione dovrebbe riprendere prima gli alunni e
poi docenti.
Inoltre il messaggio che arrivava ai ragazzi di un docente ripreso
(che loro hanno percepito in qualche modo) non mi aiutava di certo a
migliorare la situazione.
Successivamente durante gli scrutini alcuni insegnanti facevano
osservare che non bisognava tenere conto della nota data a quel
ragazzo "perchè diceva di averla subita ingiustamente".
Evidentemente gran parte della classe aveva protestato per
l'ingiustizia delle mie note durante le ore di colleghi insegnanti.
Inoltre tanti segnali mi inducono a credere che alla mie spalle, senza
che nessuno mi abbia chiesto di raccontare la mia versione, sia
scoppiata una mezza rivoluzione.
In ogni caso la situazione della disciplina in classe è migliorata
dopo quell'episodio. Diciamo che i problemi si sono risolti di un 50%.
Forse perchè si sono spaventati dopo che mi ero arrabbiato dopo le
minacce di quel ragazzo, forse perchè dopo aver protestato con tutti
volevano dimostrare a se stessi di avere ragione, o forse perchè
qualcuno (sempre a mia insaputa) ha fatto loro qualche discorsetto.
La situazione, divenuta più sostenibile, è andata avanti per un po'
così, anche se dentro di me pensavo che volevo risolvere il problema
completamente: cioè volevo riportare il livello di disciplina ad una
situazione paragonabile a quella che dimostrano con i docenti di
ruolo.
Nell'altra classe nel frattempo ho minacciato di mettere una nota a
chi non tornava in aula in tempo dopo la pausa, perchè alcuni
tornavano anche cinque minuti dopo.
Ho risolto subito il problema.
Questo mi ha portato a pensare che forse la soluzione per migliorare
ulteriormente la situazione nella classe più indisciplinata fosse
quella di dare regole chiare e semplici e di punire chiunque non le
rispettasse.
Ho pensato: "se la regola è uguale per tutti e viene applicata sempre
senza eccezioni, nessuno si lamenterà".
Poiché c'erano alcuni che durante le ore di lezione lanciavano oggetti
tra di loro o gettavano carte nel cestino, ho minacciato di punire
chiunque l'avesse fatto.
Nei giorni successivi ho messo due o tre note tra le varie proteste,
ma l'ultimo mi ha minacciato di andare con lui dalla preside per farsi
togliere la nota.
Evidentemente la situazione che si era creata precedentemente nei miei
confronti era peggiore di quanto credessi e il messaggio che la
direzione e gli altri insegnanti avevano in qualche modo comunicato ai
ragazzi era preoccupante, mi aveva tolto ogni autorità in fatto di
procedimenti disciplinari.
Nella scuola che io ricordo e che funzionava se un ragazzo si fosse
permesso di andare dal preside insieme ad un insegnante minimo sarebbe
stato sospeso, ma in questa...
Comunque ho cercato di cambiare discorso per non andare dalla preside
perchè la situazione mi puzzava un po'.
Inoltre nella classe si era creato un clima da ammutinamento, che mi
spiazzava.
Stamattina sono tornato in quella classe dopo alcuni giorni (la scuola
era chiusa lunedì e martedì) ed ero quasi sicuro di essere convocato
dalla direttrice.
Ma per fortuna questo non è successo.
Inoltre, la classe era stranamente disciplinata...
Finita la giornata a scuola nel pomeriggio c'era il collegio dei
docenti.
Quasi da subito la dirigente ha parlato della situazione delle note
disciplinari, ha detto che secondo lei non servono e ha mostrato i
grafici delle note nelle varie classi.
Nel biennio c'era una prima che superava le altre per numero di note,
nel triennio svettava la mia classe più indisciplinata e al secondo
c'era l'altra (ma io non avevo contribuito alle note in quella
classe).
Vedendo quel grafico ho capito subito dove voleva arrivare e perchè
non mi aveva convocato la mattina...
Davanti all'intero collegio di più di cento insegnanti ha detto: "io
conosco la persona che ha messo molte note in questa classe perchè
leggo la firma sul registro" e poi ha aggiunto, secondo me con un
tocco di disprezzo: "quando riesco a decifrarla, la firma".
Vorrei fare un confronto tra le varie firme sul registro e vedere
quante sono più leggibili della mia!
Poi ha continuato: "alcune sono ridicole e meriterebbero di essere
scritte sul giornalino della scuola".
Forse ci sono stati anche altri insulti velati, che per fortuna devo
aver rimosso.
Tra l'altro ad un certo punto mentre alcuni insegnanti chiacchieravano
successivamente, ha guardato nella mia direzione è detto: "capisco che
queste cose non vi interessano, ma vi prego non dare fastidio". Non
credo di essere paranoico, ma mi sembrava proprio che guardasse me!
Mi sembra che ormai mi abbia preso di mira.
Alla fine del collegio ho parlato con il rappresentante sindacale, che
tra l'altro è l'ITP che lavora con me, e gli ho detto che mi aveva
umiliato pubblicamente e volevo sapere se potevo fare qualcosa.
Ha cercato di sdrammatizzare, mi ha messo una mano sulla spalla
scherzando (non mi aveva mai toccato prima): "dai sei giovane, non
pensarci più! Fai passare qualche giorno vedi che ti calmi. Lo fa
anche con altri...".
Ma io che lo faccia con gli altri a quel livello non credo proprio.
Adesso non so cosa fare vorrei reagire, ma cosa posso fare?
Mi conviene mettermela ancora più contro? E poi non ho tempo...
Sono convinto che qualche errore l'ho fatto, perchè io a differenza
della dirigente mi interrogo sui miei errori per non farne più.
Per avere a che fare con adolescenti bisogna adoperare una sottile
psicologia che io conoscevo solo in parte e che sto imparando molto in
fretta (viste le esperienze forti).
Forse se avessi saputo interpretare alcuni segnali che mi comunicavano
i ragazzi le cose sarebbero andate diversamente.
Ma che colpa ne ho se sto iniziando ad insegnare solo adesso? Qualcuno
mi darà la possibilità di impararle queste cose? Inoltre ho iniziato
ad insegnare a dicembre e prima di me c'erano stati altri due
insegnanti. Potete immaginare l'accoglienza.
D'altro canto il comportamento della dirigente scolastica è
vergognoso, secondo me, e lei non ha le mie attenuanti.
Inoltre vedendo tutte quelle note avrebbe dovuto intervenire dalla mia
parte per risolvere il problema che era nell'indisciplina dei ragazzi
non in chi li puniva.
Mi fa rabbia il fatto che sia stato imbastito un maxiprocesso alle mie
spalle e io non ho avuto modo con nessuno di difendermi, di spiegare
la mia versione.
Eppure io era la persona adulta. Si è dato più credito ad un gruppo
adolescenti che dimostrano immaturità ad ogni azione che compiono che
a me. E questo solo perchè erano compatti.
E perchè ormai sono i clienti e il cliente si sa, ha sempre ragione...
Aveva ragione mia madre che diceva dopo il primo episodio: "ma chi te
lo fa fare, fregatene! Prenditi lo stipendio e mandali tutti a quel
paese!".